VISITA ALLA BIBLIOTECA COMUNALE DI PONTASSIEVE E ALLA MOSTRA “TOC TOC TOKE’ – APPELLO ALLA COSCIENZA”
Venerdì 25 ottobre 2024 la classe degli studenti del I livello II periodo didattico (ex monoennio) del CPIA2 di Sieci (Pontassieve) accompagnate dalle Prof. sse Verze e Rossi, si è recata in visita presso la Biblioteca Comunale di Pontassieve.
La visita guidata è stata effettuata dal Responsabile del settore educativo Filippo Marranci, che ha ospitato allievi e docenti, organizzando un tour nelle varie sale dell’edificio.
L’occasione ha dato modo di partecipare anche al vernissage della mostra d’arte di un allievo congolese del CPIA2, Moise Kabengele Mulumba, effettuato nei locali della Biblioteca alle ore 17.00.
La Biblioteca Comunale di Pontassieve è un centro culturale e di studio situato nel cuore del comune di Pontassieve, facilmente accessibile e ben collegato con i mezzi pubblici. È un luogo accogliente e stimolante, dove i cittadini di ogni età possono accedere a un’ampia collezione di libri, riviste, giornali e altri materiali multimediali. La biblioteca si distingue per la sua varietà di sezioni dedicate, tra cui narrativa, saggistica, una sezione per bambini e ragazzi, e una fornita collezione locale, con risorse che raccontano la storia e le tradizioni del luogo.
Oltre alla lettura e allo studio, la biblioteca offre anche numerosi servizi, come postazioni internet, sale studio, spazi per attività di gruppo e una sala conferenze per eventi culturali. Organizza regolarmente incontri con autori, laboratori per bambini, corsi di formazione, e conferenze, e questo la rende un punto di riferimento attivo per la comunità.
La mostra Toc Toc – Toke: Appello alla Coscienza è un’esperienza artistica immersiva che intende risvegliare nel pubblico una riflessione profonda sui temi della consapevolezza e della responsabilità personale. Le opere esposte da Moise esplorano il rapporto tra l’individuo e le sfide contemporanee, come l’ambiente, la giustizia sociale e il progresso tecnologico, sollecitando un “appello” alla coscienza collettiva.
Attraverso diverse espressioni artistiche – dipinti, sculture, installazioni multimediali – l’artista evoca un dialogo visivo e sensoriale che interroga lo spettatore. Ogni opera è una “chiamata” per risvegliare la propria consapevolezza e responsabilità verso il mondo e l’altro. L’incontro tra queste opere e lo spazio della Biblioteca Comunale di Pontassieve ha creato un’atmosfera di introspezione e ispirazione, invitando i visitatori presenti non solo a osservare, ma a interrogarsi e rispondere in modo attivo agli stimoli proposti.
Il pittore Moise, artista già affermato in Congo, con questa esposizione invita il pubblico a riflettere sull’urgenza di un cambiamento nel suo paese, dilaniato da guerre e sfruttamento minorile e femminile.
Attraverso personaggi particolari come “Balula Balula”, “Cielo” e “Tango”, l’artista ci invita a riflettere sul ruolo di persone che, con coraggio straordinario, combattono contro gli stereotipi di genere e lottano ogni giorno per i propri diritti, cercando di costruire un mondo migliore intorno a loro.
In contrapposizione, Moise ritrae anche coloro il cui dolore per le violenze subite e viste è insopportabile, persone che hanno aperto la porta al “Toc Toc”, ma non sono pronte al Tokè, che si rifiutano cioè di vedere, parlare e agire. Nelle tele sono raffigurati personaggi irriverenti che tentano di metabolizzare la desolazione che li circonda in un mondo scintillante, dove è più facile non pensare ed abbandonarsi all’edonismo. Molti di loro infatti indossano degli occhiali per non mostrare i propri occhi. Quasi come volessero dissociarsi dal mondo esterno.
E poi nei dipinti sono rappresentati anche gli animali, che si pongono in prima linea per ricordarci l’urgenza di preservare il patrimonio naturale minacciato dal conflitto sanguinoso per il controllo delle risorse e delle logiche consumistiche moderne.
Moise realizza questa mostra realizzando soprattutto ritratti di giovani uomini e donne riprodotti con tratti vibranti, veloci e colori vivaci, che celano però tutto il grigiore della sofferenza umana: le paure, le lotte, i sogni di chi anela alla libertà all’istruzione, alla salute, alla libertà di movimento, al vivere in un ambiente sano e protetto. Tutte cose che per noi qui in Italia sembrano scontate e invece in molti paesi non lo sono affatto.
Nei quartieri di Kinshasa, per non pensare alla povertà dilagante, i sapeurs, dandy straordinariamente ben vestiti, passeggiano per le strade con eleganza, mostrando le loro scarpe immacolate. Un modo per non accettare e denunciare la sporca realtà che li circonda. La gente suona strumenti talvolta improvvisati, realizzati con materiale vario trovato in giro, creando un mix vibrante di suoni ed immagini influenzati dalle ricche tradizioni africane, del Congo, ma anche dai vicini paesi del Kenya e Burundi.
La chitarra è infatti il simbolo di questa mostra. Il disegno di una chitarra ritratta in tralice e dipinta a tinte forti campeggia nella sala della conferenza in Biblioteca, nella quale è presente Moise. L’artista inaugura la mostra prendendo in prestito la chitarra che ha dipinto. E’ una chitarra che dal quadro emerge realmente e della quale Moise si serve per farci ascoltare la sua musica.
Questo straordinario artista a tutto tondo, oltre ad essere un pittore, è anche un bravissimo musicista.
La chitarra del dipinto, però, è fatta di corde spezzate e di chiodi. Arte materica, con contrasto di texture. L’opera diventa tridimensionale e reagisce alla luce in modo dinamico. La pittura è applicata con consistenza spessa, usando spatole o altri strumenti per plasmare il colore direttamente sul materiale. Il disegno si compone grazie all’ausilio delle impronte di scarpe da ginnastica e pezzi di cartone. Un collage di oggetti lisci, ruvidi, granulosi, lucidi, che si assemblano e riassemblano in forme differenti, talvolta senza creare un’identità precisa agli uomini (si veda l’opera “Pezzi”), che permettono di formare contrasto e movimento all’interno della composizione, la cui sovrapposizione crea effetti di particolare profondità e complessità visiva. Il pubblico è invitato non solo a guardare l’opera, ma a percepirne la consistenza anche a livello tattile.
Il colore talvolta sorpassa la materia e vi si sovrappone, come nelle tele degli artisti contemporanei.
La chitarra si trova così tra i quadri a strati. Incarna perfettamente lo stato d’animo dell’artista. Simboleggia la prospettiva unica dalla quale è possibile vedere il mondo: la musica. La musica, in situazioni di oppressione, diventa spesso uno strumento di resistenza, espressione e solidarietà.
L’arte di Moise denuncia ingiustizie, dà voce a chi non può parlare e richiama l’attenzione globale sulle violazioni dei diritti umani. Può contribuire a sanare i conflitti interni ed esterni in un mondo che ha i chiodi, cioè che è sfilacciato e slegato.
L’arte diventa così un linguaggio universale, capace di attraversare i confini e le barriere culturali per ispirare una risposta globale contro le ingiustizie e stimolare empatia e consapevolezza su questioni profonde che altrimenti rimarrebbero invisibili o inascoltate.